Re-Re-Re

Ti serve davvero? Quello da sapere sul fast fashion

Iniziamo con il termine consumismo:
“Fenomeno economico-sociale, tipico dei paesi a reddito elevato ma presente anche nei paesi in via di sviluppo, consistente nell’aumento dei consumi per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni di imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione..”

Questo fenomeno è ciò che porta avanti le vendite e l’arricchimento di ogni industria multinazionale; sono sempre più le persone che sostituiscono prodotti nuovi e funzionanti con beni di ultimo modello solo per stare al passo con le mode.

Quali sono le cause maggiori di questo nuovo fenomeno?

In primo luogo si può parlare della necessità di sentirsi accettati dalla società in cui viviamo oggi, che non ci permette di soddisfare il nostro desiderio di affermarci. L’esasperazione dei consumi provoca veri e propri sprechi sociali ed ha, inoltre, delle sfaccettature negative sull’ambiente, primo fra tutti, l’inquinamento. Infatti lo spreco sistematico crea montagne di rifiuti non degradabili che inquinano l’ambiente e i prodotti usa e getta o la produzione di beni destinati ad avere un ciclo di vita breve di certo non garantiscono un utilizzo efficiente e funzionale delle risorse, è quindi inevitabile un aumento di emissioni inquinanti e del consumo esagerato di risorse.

Le vere vittime del consumismo non sono solo gli adulti ma soprattutto i bambini che ricevono messaggi da spot pubblicitari in televisione o dai social media attraverso gli smartphone, per quanto riguarda invece la fascia adolescenziale avviene molto frequente che i giovani siano influenzati del fast fashion, ovvero, una moda veloce. Questo tipo di produzione presenta diversi aspetti negativi: produce quantità eccessive di rifiuti e inquinamento, sfrutta i lavoratori e riduce la qualità del suolo, del cibo e dell’acqua del nostro Pianeta. Inoltre, i capi risentono fortemente del prezzo così basso, finendo per essere creati con tessuti scadenti.

Tuttavia, ciò viene fatto a scapito delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Infatti, la maggior parte dei vestiti è progettata in Bangladesh o in Pakistan, là dove la manodopera è più economica. Le aziende di fast fashion, come Shein, offrono una vasta gamma di prodotti di tendenza a prezzo bassissimo e spingono i consumatori ad acquistare sempre di più.

Secondo il marchio, vengono lanciati 500 nuovi articoli di abbigliamento al giorno e la spiegazione data sul sito, evidenzia il testamento di un prodotto con una tiratura di soli 50-100 pezzi e, se si vede che la tendenza prende piede, la produzione inizia ad essere di massa.

Tuttavia dietro il prezzo conveniente si creano numerosi problemi riguardanti la produzione, la qualità dei prodotti, le condizioni di lavoro e l’impatto ambientale: infatti solo nel 2015, l’industria dell’abbigliamento, ha infatti creato 92 milioni di tonnellate di acque reflue (contaminate) portando all’inquinamento delle nostre fonti idriche e del suolo.

I danni causati dalla fast fashion sono davvero tanti, ma per fortuna sembra che in tutto il mondo qualcosa si stia muovendo e sempre più aziende stanno prestando attenzione all’impatto della fast fashion sul nostro pianeta.

Un esempio evidente è stato testimoniato anche da uno dei peggiori disastri nella storia del fast fashion: il crollo del Rana Plaza nell’aprile del 2013 che ha messo in luce le condizioni disumane del settore tessile operativo dietro a marchi come Pull and Bear, Zara o Benetton. Per invertire queste tendenze è importante adottare uno stile di vita che rispetti le tre R ovvero (RE-RE-RE) ridurre, riusare, riciclare.

Ecco alcune linee guida da seguire:
Acquista vintage (vinted, depop, armadio verde, micolet)
Comprare da brand italiani
Informati prima di acquistare!
Acquista in negozio
Riduci il tuo guardaroba (vendi quello che non usi più)
Evita tessuti sintetici

Perché?

L’agenda 2030 negli hotel

Il 25 settembre 2015, i rappresentanti dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno creato un programma di azione per lo sviluppo sostenibile: Agenda 2030.
I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sono universali, innovativi, integrati e centrati sulle persone, come: porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo, assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età, rendere le città sicure, garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo, conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.

Si può soggiornare in hotel ecosostenibili in Italia?

Rispetto per la natura, qualità della vita, integrazione con le comunità locali, alimentazione bio e a kilometro zero: tutto questo è alla base dell’idea che ha portato alla nascita degli hotel ecosostenibili, molto diffusi in Italia e Europa.
In fondo, perché l’attenzione per l’ambiente deve implicare un’idea di sforzo e negatività?
Il punto di forza degli hotel ecosostenibili è di rendere il rispetto dell’ambiente qualcosa di piacevole e stimolante per le persone.
Le caratteristiche di questi hotel ecosostenibili riguardano la struttura dell’eco-hotel come l’energia da fonti rinnovabili, raggiungibilità senza auto, pannelli solari, riduttori di flusso per il risparmio dell’acqua, riuso delle acque piovane oppure l’uso di detergenti ecologici, di lampadine a basso consumo.

Siete curiosi di sapere quali sono i 3 principali hotel ecosostenibili?

Il Biohotel Panorama di Malles è il primo hotel biologico in Italia; nel 1985 i proprietari ristrutturarono l’albergo secondo criteri di rispetto per l’ambiente all’avanguardia per quegli anni. Oggi possiamo trovare prodotti a km 0, menu gourmet, e la bio distilleria di famiglia.

L’Agriturismo Sant’ Egle di Sorano dove possiamo trovare : la biopiscina, cibo biologico, attività nella natura, percorso detox.
In questo agriturismo tutta l’energia usata, è prodotta da fonti rinnovabili, e le acque piovane sono riutilizzate.

Le Cave Bianche è un eco-design hotel nel cuore dell’isola di Favignana ,progettato pensando di utilizzare la pietra naturale presente grazie a tecnologie costruttive poco invasive e orientando tutte le scelte verso la sostenibilità: impiego dell’energia solare, illuminazione a led diffusa, un sistema anti calcare centralizzato, rubinetteria anti-spreco, riutilizzo e canalizzazione delle acque piovane.

Noi

Come Rimini è diventata smart city

Rimini è il più grande comune della Valmarecchia ed è situato sul Mar Adriatico nella regione dell’Emilia-Romagna. Grazie alla sua posizione, il comune offre vari tipi di paesaggi: dalle spiagge sabbiose dell’Adriatico e dalle pianure, fino alle dolci colline e ai primi monti dell’entroterra, dove regnano i fiumi del Marecchia e dell’Ausa.
Questa è una città che negli anni ha ospitato sempre più turisti da tutta Europa, richiamati dalle attrazioni turistiche adatte a persone di tutte le età: ciò ha contribuito a far sì che il comune di Rimini rinnovasse molti posti che da tempo erano stati lasciati a loro stessi.
Spazi come piste ciclabili, parchi, nuovi mezzi green da poter utilizzare per muoversi nella città e tanti altri provvedimenti presi dal comune, sempre seguendo le orme della sostenibilità, contribuisce così a far classificare Rimini come undicesima tra le città più green d’Italia con Legambiente.

Il parco del mare

 

Altro progetto che si concentra nella parte del lungomare di Rimini, prevede la creazione di un’area verde affiancata ad una vasta pista ciclabile completamente ristrutturata in maniera green.
La pista ciclabile si riempie di vita soprattutto in estate, ospitando mercatini dell’usato, feste e balli popolari, mentre la parte green è popolata da alberi e piante, e sono inoltre presenti piccole aree attrezzate alla ginnastica e allo svago dei bambini.

Oltre a ciò, anche nella spiaggia stessa sono stati aggiunti dei divieti che vogliono diminuire sempre di più l’inquinamento di ogni tipo nei nostri paesaggi: i più recenti provvedimenti riguardano il divieto di vendita di cibo e bevande in imballaggi di plastica, e il divieto di fumo sulla riva del mare.

Piano di salvaguardia della balneazione

 

Dal 2013 Rimini ha aderito ad un piano che consiste nel risanare il sistema idrico più grande d’Italia, con il quale vennero riportati adattamenti agli impianti fognari e depuratori e che mira in qualche anno a ridurre del 90% l’inquinamento delle acque del mare, così da eliminare i vari divieti di balneazione comuni a tutta la costa.
Questo grande progetto è riuscito, inoltre, ad entrare negli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 delle Nazioni Unite.

Nuovi trasporti sostenibili

 

Negli ultimi anni la nostra città si è impegnata nel fornire molti trasporti elettrici green, con il principale obiettivo di diminuire l’inquinamento nell’aria e nei nostri mari.
Ciò comprende centinaia di ebike e scooter elettrici, oltre ai mille monopattini: quest’ultimi sono molto utilizzati dai turisti.
Innovativa, però, è la stazione ferroviaria Metromare: questo mezzo di trasporto completamente elettrico della Start Romagna consente di andare da Rimini a Riccione in pochi minuti, consentendo di evitare tutto il traffico.


I biglietti sono gli stessi di un qualsiasi autobus e sono acquistabili in ogni tabaccheria; la Metromare passerà in ogni fermata ogni 5 minuti.
Per concludere, vicino alla stazione di Rimini è anche presente il Bike Park, pieno di tutti i servizi che un ciclista potrebbe cercare: dall’officina, al noleggio bici, un parcheggio privato, una ricarica per bici elettriche e persino un punto ristoro.
Grazie alla posizione favorevole, dalla stazione puoi raggiungere in bicicletta sia il centro che il mare!

Buone Notizie

Soluzioni alternative alla plastica

Al giorno d’oggi utilizziamo materiali plastici in qualsiasi ambito e occasione, tuttavia questo non è un bene per l’ambiente. Bisogna, quindi, cercare di provvedere in qualche modo.

Noi proponiamo delle soluzioni alternative da poter applicare in casa e nella vita di tutti i giorni: anziché utilizzare stoviglie di plastica, si può ricorrere a piatti in ceramica, posate in acciaio o a stoviglie compostabili, che in fase di smaltimento riducono di molto le emissioni di CO2, e non hanno nella loro composizione alcun derivato del petrolio.

Per risparmiare ma, soprattutto, per evitare di inquinare, possiamo scegliere di riempire delle borracce con l’acqua che sgorga dal rubinetto della cucina o utilizzare anche delle caraffe con il filtro, facilmente reperibili e dal costo contenuto, per diminuire la produzione e spreco delle bottigliette di plastica.

Un altro esempio sono i spazzolini in plastica che impiegano 1000 anni a decomporsi, e per questo possiamo scegliere di acquistare degli spazzolini in bambù, imballati in cartone riciclato. Stessa cosa vale per i pettini e i bastoncini in bambù, alternative valide e ecologiche.

Anche per la conservazione dei cibi esiste una buona pratica da seguire: invece di coprirli con la pellicola di plastica o di alluminio, possiamo usare barattoli in vetro, insalatiere oppure pellicole ecologiche. Tra queste consigliamo Beeopak, una pellicola alimentare ecologica a base di cera d’api biologica che conserva i cibi freschi a lungo e rende il tessuto lavabile, riutilizzabile così per più di 1 anno.

La maggior parte della nostra selezione di cosmetici è confezionata in plastica principalmente per ragioni di praticità, ma ci sono alcuni prodotti reperibili in contenitori di vetro, l’alternativa migliore. E per struccarsi? Esistono diversi dischetti lavabili in cotone biologico e molto più economici dei dischetti usa e getta.

Parliamo invece della decarbonizzazione in Italia. L’azione di decarbonizzazione mira a passare quanto prima dall’uso di combustibili fossili come carbone, gas naturale o petrolio a fonti di energia rinnovabili e prive di emissioni di carbonio.

In Italia poco più del 30% dei rifiuti plastici viene destinato al riciclo. Media ancora molto bassa, che la strategia europea sulla plastica proverà ad aumentare. Adottata nel gennaio del 2018, la strategia prevede che entro il 2030 tutti gli imballaggi in plastica immessi sul mercato europeo dovranno essere riutilizzabili o riciclabili in modo efficace, anche sotto il profilo dei costi.

Secondo Ecco, le bioplastiche rappresentano una soluzione per la decarbonizzazione di quelle applicazioni in cui non è possibile un’eliminazione dell’imballaggio monouso.

Specialmente in Italia la filiera della decarbonizzazione negli anni si è sviluppata molto rappresentando il 6% del mercato in termini di produzione, con un fatturato di 815 milioni di euro.

 

Riviera

Come riutilizzare le colonie della nostra riviera?

Le colonie bolognesi sono nate negli anni ’30 come risposta alle difficili condizioni di vita di molti bambini e giovani della città. Inizialmente, venivano organizzate per i bambini bisognosi o per coloro che non avevano la possibilità di trascorrere le vacanze altrove. Tuttavia, nel corso degli anni, le colonie si sono aperte a un pubblico più ampio, accogliendo anche bambini provenienti da famiglie più agiate.

 

Le strutture delle colonie bolognesi erano dotate di alloggi, cucine, refettori, spazi per attività ricreative e sportive. I bambini venivano supervisionati da un personale qualificato, cui educatori e animatori, che organizzavano una serie di attività per intrattenere e coinvolgere i ragazzi durante la loro permanenza. Le colonie diventarono molto popolari e rappresentavano un’importante occasione di socializzazione e svago: i bambini potevano godere del contatto con la natura, partecipare a escursioni, fare sport e prendere parte a laboratori e attività culturali.

Negli anni, il concetto di colonie estive è cambiato e si sono diffuse altre forme di vacanza, tuttavia hanno mantenuto una certa rilevanza e sono rimaste una tradizione nel territorio della città.
Le colonie bolognesi potrebbero essere riutilizzate in diversi modi, a seconda delle esigenze e delle opportunità del contesto attuale.

Ecco alcune possibili alternative:
Centri educativi: potrebbero essere trasformate in centri educativi estivi, offrendo programmi che combinano attività ricreative, sportive, artistiche e culturali. Questo tipo di riutilizzo consentirebbe ai bambini di imparare e divertirsi durante le vacanze estive, promuovendo l’apprendimento e lo sviluppo personale.
Centri per attività all’aria aperta: Si potrebbero adattare per diventare centri per attività all’aria aperta, come campeggi o luoghi per escursioni. Ci sarà la possibilità di organizzare percorsi naturalistici, avventure di orienteering, arrampicate e altre attività che incoraggiano il contatto con la natura e lo sviluppo di abilità all’aperto.
Residenze per artisti e creativi: Le colonie potrebbero essere ristrutturate per diventare residenze per artisti, scrittori o creativi di varie discipline. Il loro riutilizzo offrirebbe un ambiente tranquillo e stimolante per la produzione artistica, consentendo agli artisti di trascorrere un periodo di tempo concentrato sulla loro pratica creativa.
Centri di formazione e laboratori: Le colonie potrebbero essere utilizzate come centri di formazione e laboratori per varie attività, come corsi di musica, danza, teatro, fotografia o cucina. Questo consentirebbe alle persone di partecipare a programmi di apprendimento specializzati e di sviluppare nuove competenze e passioni.
Centri di accoglienza per rifugiati o famiglie in difficoltà: Le colonie potrebbero essere trasformate in centri di accoglienza temporanea per rifugiati o famiglie in difficoltà. Il loro riuso potrebbe offrire un luogo sicuro e confortevole per coloro che hanno bisogno di assistenza e supporto durante un periodo di transizione.

In conclusione vogliamo dire che queste colonie possono essere una risorsa molto importante per la nostra riviera e possono essere sfruttate in diverse maniere anziché lasciarle in disuso e in uno stato di abbandono.

Buone Notizie

La Fondazione Cetacea nella Riviera Romagnola

Ultimamente il tema della tutela della vita animale ha sollevato un ampio dibattito,  ciò ha portato ad una creazione da parte dell’UNESCO della dichiarazione universale dei diritti dell’animale in cui troviamo 14 articoli che tutelano la fauna: non solo queste forme di vita vengono protette dall’UNESCO, ma anche dalla recente riforma del 2022 dell’articolo 9 dove, oltre alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico, è stata aggiunta la tutela ambientale. Gli animali, generalmente, sono tenuti all’interno di gabbie con temperature stabili e una creazione di un semi habitat, però diciamo che stare chiusi in una gabbia di vetro non è come essere in libertà.

Oggi per fortuna sono nate associazioni che tutelano le specie animali, per esempio vicino a noi è nata la Fondazione Cetacea di Riccione nel 2008 e si è subito trasformata in una vera e propria Onlus. Questa associazione gestisce il centro di recupero di Tartarughe marine dell’Emilia-Romagna, dove vengono curate e restituite al mare, oltre 700 tartarughe sono già state liberate. La fondazione ha come obiettivo quello di aiutare gli animali feriti, maltrattati, con difficoltà motorie etc; per questo si ha l’intenzione di trasformare il vecchio delfinario di Rimini in un ospedale veterinario e grazie agli specialisti che ci lavoreranno, si potrà tutelare e curare in modo efficiente il mondo animale.

Al giorno d’oggi molti animali soffrono a causa della plastica, della pesca illegale e tante altre azioni che senza tutela portano ad un rischio per la loro salute.

Re-Re-Re

Non buttare, inizia a riusare!

In Italia si conta che nell’ultimo decennio siano state prodotte circa 1.500.000 tonnellate di rifiuti tessili. Equivalgono in media a 50 capi a persona.

Con l’approvazione del pacchetto rifiuti europeo, tutti gli Stati Europei dovranno rendere obbligatoria, a partire dal 2025, la raccolta differenziata dei vecchi indumenti usati. Questo sta già accadendo in Italia per esempio con associazioni come l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e la CONAU (Associazione Nazionale Abiti e Accessori Usati), che sono responsabili della gestione dei rifiuti tessili attraverso gli appositi cassonetti, al fine di minimizzare gli sprechi e garantire il corretto smaltimento dei capi.

Lo stile di vita da adottare è quindi quello di produrre meno rifiuti e aumentare la raccolta differenziata dei capi d’abbigliamento.
Grazie alla raccolta e quindi al riciclo dei rifiuti tessili si dà a questi vestiti una nuova vita.

In Emilia Romagna, per esempio, il progetto “Recooper” (promosso per la raccolta e lo smistamento dei vecchi vestiti usati nelle province di Modena, Bologna e Ferrara) dona gran parte dei capi raccolti a piccoli villaggi africani, come in Camerun, mentre il resto viene riciclato oppure smistato appunto tra le province.

Cosa possiamo fare noi a Rimini?
Anche Rimini e la sua provincia fanno tanto per ridurre gli sprechi tessili.
D’estate o d’inverno infatti a Rimini si tengono ogni anno centinaia di mercatini, i cui consueti orari e giorni sono ormai diventati noti a tutti. Uno dei più grandi nella regione dell’Emilia Romagna è quello che si tiene rispettivamente il mercoledì e sabato mattina, nel quadrante Est del centro storico, che è diventato un vero e proprio centro commerciale. Particolarmente frequentati nei mesi estivi, da giugno a settembre sono i mercatini che animano il lungomare di Rimini. Ogni sera, a cadenza settimanale, gli stand sgargianti si spostano da una zona a un’altra percorrendo tutto il lungomare.

Il tipo di merce che prevale in questi mercatini è il vestiario. La città di Rimini, come la sua provincia, infatti, promuove il riutilizzo dei capi di abbigliamento usati attraverso l’autorizzazione della messa a punto di mercatini, che non solo sono attrazioni per i turisti, ma anche delle modalità di riciclo.

Esistono poi altri modi attraverso i quali si possono ridurre i rifiuti tessili, uno tra i quali è il donare alla Caritas, l’organo pastorale della diocesi di Rimini, che fa dei vestiti ricevuti una vera e propria risorsa per i  missionari nei paesi poveri. Anche il  Campo Lavoro Missionario a Riccione,  ha lo scopo di finanziare alcuni progetti missionari nei paesi poveri attraverso la vendita di materiali di scarto.

Ultimo ma non per importanza, è diventata sempre più diffusa la modalità di vendita attraverso delle applicazioni, che permettono a venditori e clienti di svolgere la transazione comodamente da casa, un esempio potrebbe essere l’app di Vinted.

Vinted è un’applicazione che ha fatto riscoprire a molte persone quanto possa essere bella la moda di seconda mano. E’ un giro di affari che sta crescendo sempre più, che ha portato molte persone a rivalutare il valore dei capi usati e molte altre sono riuscite  a ridurre lo spreco di vestiti!

Noi

Come i social affrontano l’inquinamento

Viviamo in un mondo dove costantemente si combatte per la sostenibilità ambientale e per la salvaguardia del nostro pianeta. I paesi, tramite degli interventi legislativi, mirano ad incentivare i propri cittadini a svolgere azioni più sostenibili al fine di migliorare la vita sociale, economica e della terra. Tuttavia si è sentita la necessità di trovare nuovi mezzi di diffusione per spronare sempre più persone, ad esempio tramite i social network. Infatti, oggi più che mai, si stanno affermando i cosiddetti green influencer, coloro che hanno il potere di influenzare e sensibilizzare i propri follower su questioni ambientali. Grazie alla portata sempre più ampia delle loro audience e l’utilizzo incessante delle piattaforme social, essi generano un impatto efficace sulla coscienza unanime dal punto di vista ambientale.

Uno studio condotto dall’Università Lum, ha affermato che le persone esposte a contenuti educativi, sull’utilizzo consapevole della plastica, presenti sul proprio feed dei social, sono più motivate a compiere tali azioni. A tal proposito, numerose imprese hanno sfruttato il potenziale dei social media per la promozione di iniziative sostenibili e per generare comportamenti positivi da parte degli utenti. Quest’ultimi, interagendo con la pagina, quindi, mettendo “mi piace” o commentando un post, facilitano il comportamento appropriato dando vita ad un circolo virtuoso indiretto di sostegno per la diffusione di queste pratiche.

Un esempio emblematico di green influencer è Camilla Mendini, alias Carotilla, la quale dal 2016 si impegna ad affrontare tematiche come slow fashion, economia circolare e zero waste. Fu la prima Green Influencer italiana a trattare questi contenuti su Instagram e Youtube. Nel 2018 lanciò il suo brand di abbigliamento (chiamato “Amorilla”) che utilizza tessuti sostenibili e prodotti cosmetici con tinture naturali. Inoltre, Camilla ha creato degli hashtag per le tematiche da essa svolte come #5minshower, dove la challenge invita a fare una doccia in meno di 5 minuti per risparmiare acqua; #rifiutairifiuti, in quanto Camilla si è mostrata attiva nella pulizia di strade, parchi, spiagge e luoghi urbani; #1dress7days, dimostrando che indossare lo stesso capo per una settimana intera non intacca lo stile di una persona.

 

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Perché?

Educazione sostenibile: investire sull’acqua nelle scuole

Uno dei temi più discussi negli ultimi tempi è certamente quello riguardante lo sviluppo sostenibile, ma che cos’è?

E’ un percorso educativo in cui si acquisisce la consapevolezza sui temi della sostenibilità sociale, economica e ambientale. È un tema talmente importante che è diventato uno dei punti dell’obiettivo 4 (“istruzione di qualità”) dell’Agenda 2030 ONU.

Tra gli obiettivi principali che ogni scuola deve raggiungere ci sono:

  • accrescere in ogni ragazzo il rapporto con l’ambiente e le diversità naturali e socio culturali del territorio;
  • sensibilizzare sulle tematiche della sostenibilità per agire consapevolmente;
  • riconoscere comportamenti positivi per l’ambiente e il contributo delle innovazioni.

A tal proposito anche le scuole del territorio romagnolo si sono attivate promuovendo alcuni progetti, uno di questi, chiamato “Acqua e scuole 2020”, riguarda l’iniziativa del comune di Rimini, finanziata dall’ ATERSIR un’agenzia locale che si occupa del servizio idrico e della gestione dei rifiuti.

Quest’ultimo è un progetto che ha come principale obiettivo la riduzione di rifiuti in plastica tramite una fornitura nei principali istituti sulla riviera di borracce e erogatori.

Attualmente a Rimini sono stati installati erogatori per la fornitura di acqua potabile e filtrata nelle scuole, di cui 3 nella “Di Duccio”, 2 nella “Borgese”, 4 nelle “Panzini”, 3 nelle “Fermi”, 3 nelle “Alighieri” e 4 alle “Marvelli”, per un totale di 22 erogatori e 3500 borracce distribuite agli alunni.

Ciò ha permesso di educare i più piccoli ad un comportamento responsabile nei confronti della sostenibilità ambientale ;inoltre per incentivare l’utilizzo di questi dispositivi, sono stati collocati in punti strategici degli istituti, come aule e palestre, per garantire una massima semplicità nel loro utilizzo.

All’inaugurazione hanno inoltre presenziato, oltre agli assessori Anna Montini e Mattia Morolli del Comune di Rimini, anche il presidente di Romagna Acque Tonino Bernabè e Alessandro Rapone, presidente di Amir.

Questa iniziativa ha avuto riscontri talmente positivi da essere estesa anche nei comuni di Riccione, Coriano, Verucchio, Santarcangelo di Romagna, Misano Adriatico con il nome di “Una borraccia per l’ambiente”

Riviera

Divieto dei mozziconi a riva dall’estate 2023 in Romagna

Dal 1 aprile 2023 al prossimo 29 settembre, a Riccione sarà vietato fumare anche solo in riva al mare. Una decisione presa dalla sindaca Daniela Angelini per promuovere un ambiente marittimo più pulito. Nel 2015 la città di Riccione fece già un tentativo attraverso il progetto “Respira aria di mare” adottato dal Marano Beach, il quale garantiva uno sconto del 20% su lettini e ombrelloni per chiunque rinunciasse alla sigaretta. Ora invece c’è una svolta, almeno per quanto riguarda la battigia, ossia quel tratto di spiaggia larga 5 metri dalla linea di mare dove di solito si passeggia. Resterà comunque la possibilità di fumare sotto l’ombrellone con l’apposito posacenere. Questo provvedimento è già stato adottato dalle altre spiagge della riviera come Rimini, Ravenna e Cesenatico e non solo ma anche Pesaro, San Benedetto del Tronto e Sirolo nelle Marche.

Per i trasgressori di questa norma ci sono delle multe da capogiro! che possono partire dai 25 fino ad arrivare ai 500 euro. A recarsi sul posto per fare dei sopralluoghi saranno direttamente i poliziotti municipali che in caso di mancato rispetto delle norme potranno emanare un verbale scritto. Insieme a questo problema, il comune di Rimini vieta il consumo di sigarette sulla battigia in tutte le sue spiagge. La decisione è coerente con l’obiettivo di dare maggiore sicurezza ai non fumatori in una zona affollata, come la spiaggia nel periodo estivo, ma ha anche l’obiettivo di ridurre la quantità di mozziconi di sigarette a terra e in mare. Secondo un’indagine di NBC News, i filtri delle sigarette danneggiano l’oceano più della plastica.

Ma quali sono gli effetti che provocano i mozziconi nei nostri mari?

I mozziconi hanno diverse ripercussioni sul nostro ambiente marino, basti pensare che per smaltire una sigaretta servono dai 10 ai 30 anni, inoltre essa disperde delle microplastiche che si diffondono nei mari che vengono poi assimilate dai pesci dei quali ci cibiamo. Si stima infatti che il 40% dei rifiuti nel Mediterraneo sono mozziconi di sigarette e che ogni giorno circa 5 milioni di essi vengono gettati in mare.