PlasticFree.school è un blog di sensibilizzazione sul problema della plastica nei mari, a cura degli studenti delle superiori dell’ITT Marco Polo di Rimini.
Re-Re-Re
Quanti animali morti a causa della plastica?
Come diminuire questo tipo di inquinamento?
Il gruppo denominato “re-re-re”, acronimo di Recycle, Reuse e Reduce, si occupa di dati statistici e analisi delle percentuali di plastica gettata in mare o riciclata; può aiutarvi a capire il significato della contaminazione e a trovare soluzioni alternative a questo materiale, riducendo l’impatto negativo sull’ambiente.
Il team è stato formato dall’unione di 4 studenti della 4^A e 3 alunni della 5^A.
L’obiettivo dei nostri articoli è sensibilizzare le persone nel giusto impiego di questi materiali non biodegradabili, ovvero incapaci di trasformarsi in sostanze più semplici, come per esempio la plastica.
Per arrivare ad avere quel prodotto finito nei nostri scaffali viene utilizzata una quantità sproporzionata di petrolio, pari a 2 litri per un chilo di plastica, che durante lo smaltimento errato provoca gravi problemi sull’equilibrio dell’ecosistema marino.
Il lavoro svolto dal medesimo gruppo, continuato in varie settimane, è stato un programma basato sull’ impegno e su tutte le istruzioni date dai tutor dell’agenzia Adrias Online, web agency di Rimini, con cui stanno collaborando. Bisognava confrontarsi usando grafici e siti online per trasformarli in articoli leggibili da qualsiasi target.
Non è stato un lavoro così semplice, ma ognuno ha svolto la propria parte nel miglior modo possibile per la realizzazione di questo progetto.
Dare nuova vita ai rifiuti è una delle sfide più urgenti per la nostra società, che si trova a dover affrontare l’aumento costante della produzione di rifiuti a causa dell’urbanizzazione e dei consumi crescenti. Ogni giorno, miliardi di tonnellate di rifiuti vengono prodotti, molti dei quali finiscono nelle discariche o nei mari, con effetti devastanti per l’ambiente e la biodiversità. Tuttavia, c’è una crescente consapevolezza riguardo alla possibilità di trasformare questi scarti in risorse preziose, grazie a tecnologie e approcci innovativi che permettono di ridurre
il loro impatto.
L’economia circolare è un esempio concreto di come sia possibile “dare nuova vita ai rifiuti”. Invece di seguire un modello lineare di produzione-consumo-smaltimento, l’economia circolare promuove il riutilizzo, il riciclo e la progettazione di prodotti facilmente smontabili e riutilizzabili. I materiali non sono più visti come rifiuti da gettare via, ma come risorse da recuperare e reinserire nel ciclo produttivo, riducendo la necessità di estrarre nuove risorse naturali e limitando l’inquinamento.
Accanto all’economia circolare, il riciclo creativo è un altro strumento che sta guadagnando sempre più attenzione. Artisti e designer stanno trasformando materiali di scarto in oggetti funzionali o opere d’arte, contribuendo a sensibilizzare il pubblico sull’importanza del riuso. Anche l’innovazione tecnologica ha un ruolo fondamentale, con l’uso di robot, biotecnologie e altre soluzioni avanzate che rendono più efficiente il processo di recupero dei materiali e permettono di trasformare anche i rifiuti più difficili da trattare in nuove risorse. In questo modo, il recupero dei rifiuti diventa non solo una necessità, ma un’opportunità per creare un futuro più sostenibile.
Sono un tipo di città inventato per proteggere i pedoni e i ciclisti dai veicoli che possono raggiungere velocità elevate, ma non è l’unico obiettivo perché con questa nuova idea si prova a diminuire anche l’impatto ambientale. Di solito è delimitata dagli assi della viabilità principale e al suo interno vige il limite di velocità di 30 km/h. La zona 30 non limita il traffico veicolare ma lo
modera. Alcuni esempi di città 30 possono essere Bologna, Milano, Torino e Barcellona.
Di recente il comune di Bologna ha pubblicato un post su instagram con tutti i risultati delle città 30 del 2024.
Questi ultimi sono:
Quando non utilizziamo più vestiti, che al contrario butteremo nel bidone, è bene farli usufruire a persone che ne hanno bisogno oppure possiamo venderli, anche perché per distruggere qualcosa bisogna utilizzare energia e si inquina.
Qui sotto puoi trovare 4 siti su cui puoi informarti e trovare vestiti interessanti di cui non sappiamo che fare e che però ci occupano spazi che potremmo utilizzare per altro.
Vinted: Vinted è una piattaforma online attraverso la quale gli utenti possono vendere ad altri utenti o acquistare da altri utenti determinati oggetti.
Zalando Second Hand: Zalando second hand è una pagina di Zalando dove si rivendono vestiti di tutti i brand a un prezzo più basso.
Maimesso: Maimesso è un sito di re-commerce dove si vendono e si comprano vestiti di seconda mano come se fossero nuovi. Il sito inoltre offre garanzie molto affidabili e salvaguarda anche il venditore nel suo processo di vendita.
Mercatini Vintage: I mercatini vintage sono un altro modo molto efficacie dove si possono trovare abiti per tutte le occasioni ad un prezzo esclusivo.
I vestiti non sono però l’unica cosa che può ingombrare la nostra casa… macchine, moto, mobili casalinghi, accessori vari ecc…
Ecco qui 4 siti dove si può vendere e comprare articoli delle vita di tutti i giorni:
Ebay: Ebay è un sito internet dove si può vendere e comprare di tutto. Inoltre si possono trovare molti brand diversi e articoli di ogni categoria.
Subito: Subito è un portale/pagina web dove si possono vendere mobili, autovetture e motocicli, articoli per la vita di tutti i giorni e per il lavoro. La sua affidabilità è legata alla varietà di prodotti e alle recensioni dei rivenditori.
Wallapop: Wallapop è una pagina web dove si vendono articoli usati di tutte le categorie: da camini a chitarre, da telefoni a prodotti da pesca.
Facebook MarketPlace: Marketplace è una pagina di Facebook dedicata alla vendita di materiale usato. Visto che Facebook è un sito molto usato dalle persone, anche la pagina di rivendita è molto utilizzata.
Riuso: la possibilità di poter utilizzare i prodotti che non sono ancora diventati scarti o rifiuti. Riciclo: recupero di materiale con fine di trasformarlo in un composto per essere, eventualmente, utilizzato Riduzione: l’azione di ridurre per riportare una cosa a una determinata condizione
Queste tre parole hanno significati diversi, ma hanno uno scopo comune: RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE.
Se noi ricicliamo potremmo da dei materiali crearne altri da poter riutilizzare, riducendo anche la produzione.
Ad esempio, se si riciclano bottiglie di plastica, queste potranno essere distrutte e lavorate in modo da crearne altre da poter riusare per ridurre la produzione di plastica e inquinare sempre di meno l’ambiente, come ad esempio il mare.
Le tre R:
Vari esempi sul Riusare un oggetto
esempio: Riutilizzare barattoli vuoti per poi creare vasetti dove mettere le piantine, sughi o marmellate; Riutilizzare un bancale per poi creare un poggiapiedi, un divanetto da giardino, una scatola per la legna, un piccolo scaffale.
Vari esempi sul Ridurre un oggetto
esempio: comprare meno oggetti di plastica come ad esempio deodoranti spray quindi usare deodoranti naturali “ALLUME DI ROCCA”; Ridurre l’utilizzo dell’energia utilizzando per esempio gli elettrodomestici in determinati orari; Ridurre l’utilizzo dell’acqua chiudendola quando ci laviamo le mani, ci facciamo la doccia e ci laviamo i denti.
Vari esempi sul Riciclare un oggetto
esempio: Riciclare facendo la raccolta differenziata quindi selezionando i vari oggetti nell’apposito cassonetto; Riciclare un vestito che non si usa più rivendendolo in siti appositi per farlo usare a persone più bisognose.
Iniziamo con il termine consumismo:
“Fenomeno economico-sociale, tipico dei paesi a reddito elevato ma presente anche nei paesi in via di sviluppo, consistente nell’aumento dei consumi per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni di imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione..”
Questo fenomeno è ciò che porta avanti le vendite e l’arricchimento di ogni industria multinazionale; sono sempre più le persone che sostituiscono prodotti nuovi e funzionanti con beni di ultimo modello solo per stare al passo con le mode.
Quali sono le cause maggiori di questo nuovo fenomeno?
In primo luogo si può parlare della necessità di sentirsi accettati dalla società in cui viviamo oggi, che non ci permette di soddisfare il nostro desiderio di affermarci. L’esasperazione dei consumi provoca veri e propri sprechi sociali ed ha, inoltre, delle sfaccettature negative sull’ambiente, primo fra tutti, l’inquinamento. Infatti lo spreco sistematico crea montagne di rifiuti non degradabili che inquinano l’ambiente e i prodotti usa e getta o la produzione di beni destinati ad avere un ciclo di vita breve di certo non garantiscono un utilizzo efficiente e funzionale delle risorse, è quindi inevitabile un aumento di emissioni inquinanti e del consumo esagerato di risorse.
Le vere vittime del consumismo non sono solo gli adulti ma soprattutto i bambini che ricevono messaggi da spot pubblicitari in televisione o dai social media attraverso gli smartphone, per quanto riguarda invece la fascia adolescenziale avviene molto frequente che i giovani siano influenzati del fast fashion, ovvero, una moda veloce. Questo tipo di produzione presenta diversi aspetti negativi: produce quantità eccessive di rifiuti e inquinamento, sfrutta i lavoratori e riduce la qualità del suolo, del cibo e dell’acqua del nostro Pianeta. Inoltre, i capi risentono fortemente del prezzo così basso, finendo per essere creati con tessuti scadenti.
Tuttavia, ciò viene fatto a scapito delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Infatti, la maggior parte dei vestiti è progettata in Bangladesh o in Pakistan, là dove la manodopera è più economica. Le aziende di fast fashion, come Shein, offrono una vasta gamma di prodotti di tendenza a prezzo bassissimo e spingono i consumatori ad acquistare sempre di più.
Secondo il marchio, vengono lanciati 500 nuovi articoli di abbigliamento al giorno e la spiegazione data sul sito, evidenzia il testamento di un prodotto con una tiratura di soli 50-100 pezzi e, se si vede che la tendenza prende piede, la produzione inizia ad essere di massa.
Tuttavia dietro il prezzo conveniente si creano numerosi problemi riguardanti la produzione, la qualità dei prodotti, le condizioni di lavoro e l’impatto ambientale: infatti solo nel 2015, l’industria dell’abbigliamento, ha infatti creato 92 milioni di tonnellate di acque reflue (contaminate) portando all’inquinamento delle nostre fonti idriche e del suolo.
I danni causati dalla fast fashion sono davvero tanti, ma per fortuna sembra che in tutto il mondo qualcosa si stia muovendo e sempre più aziende stanno prestando attenzione all’impatto della fast fashion sul nostro pianeta.
Un esempio evidente è stato testimoniato anche da uno dei peggiori disastri nella storia del fast fashion: il crollo del Rana Plaza nell’aprile del 2013 che ha messo in luce le condizioni disumane del settore tessile operativo dietro a marchi come Pull and Bear, Zara o Benetton. Per invertire queste tendenze è importante adottare uno stile di vita che rispetti le tre R ovvero (RE-RE-RE) ridurre, riusare, riciclare.
Ecco alcune linee guida da seguire:
Acquista vintage (vinted, depop, armadio verde, micolet)
Comprare da brand italiani
Informati prima di acquistare!
Acquista in negozio
Riduci il tuo guardaroba (vendi quello che non usi più)
Evita tessuti sintetici
In Italia si conta che nell’ultimo decennio siano state prodotte circa 1.500.000 tonnellate di rifiuti tessili. Equivalgono in media a 50 capi a persona.
Con l’approvazione del pacchetto rifiuti europeo, tutti gli Stati Europei dovranno rendere obbligatoria, a partire dal 2025, la raccolta differenziata dei vecchi indumenti usati. Questo sta già accadendo in Italia per esempio con associazioni come l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e la CONAU (Associazione Nazionale Abiti e Accessori Usati), che sono responsabili della gestione dei rifiuti tessili attraverso gli appositi cassonetti, al fine di minimizzare gli sprechi e garantire il corretto smaltimento dei capi.
Lo stile di vita da adottare è quindi quello di produrre meno rifiuti e aumentare la raccolta differenziata dei capi d’abbigliamento.
Grazie alla raccolta e quindi al riciclo dei rifiuti tessili si dà a questi vestiti una nuova vita.
In Emilia Romagna, per esempio, il progetto “Recooper” (promosso per la raccolta e lo smistamento dei vecchi vestiti usati nelle province di Modena, Bologna e Ferrara) dona gran parte dei capi raccolti a piccoli villaggi africani, come in Camerun, mentre il resto viene riciclato oppure smistato appunto tra le province.
Cosa possiamo fare noi a Rimini?
Anche Rimini e la sua provincia fanno tanto per ridurre gli sprechi tessili.
D’estate o d’inverno infatti a Rimini si tengono ogni anno centinaia di mercatini, i cui consueti orari e giorni sono ormai diventati noti a tutti. Uno dei più grandi nella regione dell’Emilia Romagna è quello che si tiene rispettivamente il mercoledì e sabato mattina, nel quadrante Est del centro storico, che è diventato un vero e proprio centro commerciale. Particolarmente frequentati nei mesi estivi, da giugno a settembre sono i mercatini che animano il lungomare di Rimini. Ogni sera, a cadenza settimanale, gli stand sgargianti si spostano da una zona a un’altra percorrendo tutto il lungomare.
Il tipo di merce che prevale in questi mercatini è il vestiario. La città di Rimini, come la sua provincia, infatti, promuove il riutilizzo dei capi di abbigliamento usati attraverso l’autorizzazione della messa a punto di mercatini, che non solo sono attrazioni per i turisti, ma anche delle modalità di riciclo.
Esistono poi altri modi attraverso i quali si possono ridurre i rifiuti tessili, uno tra i quali è il donare alla Caritas, l’organo pastorale della diocesi di Rimini, che fa dei vestiti ricevuti una vera e propria risorsa per i missionari nei paesi poveri. Anche il Campo Lavoro Missionario a Riccione, ha lo scopo di finanziare alcuni progetti missionari nei paesi poveri attraverso la vendita di materiali di scarto.
Ultimo ma non per importanza, è diventata sempre più diffusa la modalità di vendita attraverso delle applicazioni, che permettono a venditori e clienti di svolgere la transazione comodamente da casa, un esempio potrebbe essere l’app di Vinted.
Vinted è un’applicazione che ha fatto riscoprire a molte persone quanto possa essere bella la moda di seconda mano. E’ un giro di affari che sta crescendo sempre più, che ha portato molte persone a rivalutare il valore dei capi usati e molte altre sono riuscite a ridurre lo spreco di vestiti!
Le 5 “R” rappresentano i passi da seguire per ridurre i rifiuti domestici. Nello specifico la prima “R”, Ridurre, si riferisce alla prevenzione dei rifiuti, la seconda, Riuso, a consumare in modo responsabile e sostenibile e le ultime tre, Riciclo, Raccolta e Rot, riguardano lo smaltimento dei rifiuti.
Abbiamo già parlato precedentemente di Ridurre, Riuso e Riciclo.
In questo articolo andremo ad approfondire le altre due R che chiudono il cerchio della gestione dei rifiuti.
Raccolta differenziata
Raccogliere è un’altra R fondamentale che serve per avere uno stile di vita sano ed ecologico. La raccolta differenziata è la migliore alternativa allo smaltimento dei rifiuti. Per smaltire e riciclare correttamente i rifiuti, è necessario che siano mantenuti divisi a seconda del tipo di materiale di cui sono costituiti. (per esempio carta, plastica, vetro, umido etc…). L’obiettivo a cui dobbiamo tendere è quello di giungere alla netta separazione tra rifiuto secco e rifiuto umido.
Separare il più possibile è importantissimo, perché permette di limitare la crescita delle enormi discariche e recuperare le materie prime di cui sono composte.
Ma la cosa più importante rimane quella di produrre meno rifiuti possibile. Se non si effettua la differenziata e si creano discariche a cielo aperto, il problema riguarderà tutti.
Ogni cittadino, infatti, con coscienza, è tenuto a porre un limite allo spreco delle risorse e all’inquinamento.
I vantaggi per l’ambiente
Il risparmio che si ricava è elettrico, idrico e nelle materie prime. Ogni volta che la spazzatura non viene riciclata, finisce nelle discariche o negli inceneritori, danneggiando gravemente l’ambiente. Fare la raccolta differenziata quindi aiuta l’industria e fa risparmiare energia, perché permette di recuperare materie prime in modo economico. Il principale vantaggio risiede nella maggiore sostenibilità economica di un prodotto riciclato rispetto ad uno ottenuto processando materie prime.
Grosso pericolo per la nostra salute
Ne risentono, infatti, anche terra ed acqua con inevitabili ripercussioni sugli alimenti che vengono messi quotidianamente sulle nostre tavole, gran parte dei quali a rischio contaminazione. Anche se, purtroppo, in Italia si continua a produrre una quantità di rifiuti eccessiva rispetto a moltissimi altri Paesi Europei. Ci sono anche degli aspetti positivi in tutto questo. Città, come i comuni di Treviso, Pordenone e Belluno che possono vantare il titolo di amministrazioni “rifiuti free”.
Questi esempi dimostrano che adeguarsi è possibile: e questo diventa un dovere morale, ancor prima che civico perché la raccolta differenziata è un dovere! E anche un diritto.
ROT: compostaggio dell’umido
Rot si traduce letteralmente con compostare o “ridurre in compost il resto”. Per alcuni sarà possibile fare compostaggio in casa o in giardino utilizzando una compostiera domestica, per altri la raccolta differenziata dell’umido organizzata dal proprio comune sarà la soluzione migliore. L’importante è che gli scarti di cibo non finiscano nell’indifferenziata e in discarica.
La parte dei rifiuti non riciclabile e/o non riutilizzabile, invece, può essere trasformata in energia termica e/o elettrica negli impianti di termovalorizzazione, sempre in alternativa all’uso della discarica.
La gestione corretta dei rifiuti è un tema ad oggi sempre più sentito, poiché si è appreso che gestire in maniera consapevole il rifiuto può portare grandi benefici in termini di ecosostenibilità. La salvaguardia del nostro pianeta è infatti un tema molto attuale, che ci accomuna.
Il riciclaggio di rifiuti si inserisce quindi in un contesto contemporaneo dove il recupero dei materiali, che prima erano di solo scarto, diventa un’operazione sempre più comune in tutto il mondo, per fare in modo di dar vita a nuovi prodotti che, fino a qualche anno fa, neanche si potevano immaginare.
Ma come è possibile realizzare questo concetto di riciclo dei rifiuti?
Se seguirete questi 10 consigli sarà molto più semplice e divertente riciclare.
1. Iniziare a riciclare nel nostro piccolo, cercando di “auto-obbligarci” a rispettare le regole del riciclo dei rifiuti.
2. Imparare a separare correttamente i rifiuti
Riciclare non è semplice, occorre sempre informarsi bene su dove ogni rifiuto debba essere gettato. Possiamo farlo leggendo sui cassonetti presenti in strada o direttamente sull’etichetta delle confezioni.
3. Lavare sempre i rifiuti prima di differenziare
E’ importante rimuovere eventuali residui di cibo e altri materiali dai contenitori vuoti prima di gettarli negli appositi bidoni. Ciò serve per evitare il formarsi di insetti o animaletti che rimarrebbero in casa fino a quando la spazzatura non verrà smaltita.
4. Rifiuti speciali
I rifiuti speciali sono quei rifiuti che a differenza di quelli urbani sono provenienti da operazioni di edilizia, ristrutturazione o rifacimento del giardino.
5. Gestione dei rifiuti in casa
Per poter garantire una giusta gestione dei rifiuti è necessario differenziare i bidoni in casa. Meglio acquistare bidoni con colori diversi, così sarà più semplice fare la raccolta.
6. Cerca di stimolare i tuoi amici e conoscenti a riciclare
Dobbiamo cercare tutti di spiegare alle persone quanto sia importante salvaguardare l’ambiente in modo tale che tutti si possano adoperare in casa con la raccolta differenziata.
7. Acquista prodotti riciclati
Non basta solo riciclare le materie prime per salvare il pianeta,
occorre quindi cercare di acquistare prodotti già riciclati in modo da evitare il consumo di altre materie prime.
8. Riduci il volume della tua spazzatura
Anche se svolgiamo una buona raccolta differenziata, l’idea di base è quella di limitare i rifiuti allo stretto indispensabile e, se si crea spazzatura, differenziarla. In sostanza ,dobbiamo quindi cercare di acquistare prodotti che contengono meno involucro possibile, prediligendo così oggetti incartati in maniera semplice e con materiali riciclati e riciclabili.
9. Ricicla nel tuo ambiente di lavoro
Molto spesso accade che in ufficio si crei un unico contenitore con tutta la spazzatura prodotta. A seconda di quale sia il tuo lavoro, cerca di stimolare la raccolta differenziata anche li. Ad esempio, potresti mettere un cestino sotto alla tua scrivania che possa catturare tutta la carta; in aggiunta, potrai disporne uno per la plastica, mentre se ti capita di mangiare in ufficio, uno per l’umido.
10. Cercare uno stile di vita senza plastica
Lo stile di vita che decidi di adottare sarà fondamentale per la tutela del nostro pianeta. Molti lidi in località balneari hanno già adottato questo stile, molti locali e supermercati offrono tutto quello che occorre per evitare l’uso della plastica.
Da non confondere con il “riciclo”, riusare significa ripristinare la funzione di quell’oggetto per evitare che diventi immondizia. Si riutilizza un bene che non è ancora diventato un rifiuto.
Ad esempio una bottiglia di plastica può essere utilizzata come piccola mangiatoia per gli uccellini da appendere al ramo di un albero, trasformarlo in un oggetto decorativo oppure un portapenne per la scrivania e tante altre idee che possono nascere dalla vostra creatività.
Prima di gettare qualcosa ci si può fermare a riflettere su un altro suo possibile impiego, in questo modo si attribuirà un maggior valore alle risorse naturali ed economiche, che sono state investite per ottenerlo.
Per quale motivo il riutilizzo è fondamentale?
In generale il riutilizzo affronta gli stessi problemi della riduzione dei rifiuti: in Europa produciamo una quantità eccessiva di rifiuti, in particolare di plastica.
I vantaggi sono veramente tanti e importanti per noi e per il pianeta. In sintesi si può ottenere un risparmio di risorse naturali e di materie prime, un notevole risparmio energetico e minor inquinamento ambientale.
Date vita alla vostra creatività
Ecco alcuni esempi di riuso da cui poter prende spunto:
1. Tessuti
Il materiale utilizzato per felpe, coperte, magliette e tanti altri capi ossia il pile deriva dalla plastica riciclata, principalmente proprio dalle comuni bottiglie in plastica che troviamo nelle nostre case.
Si lavora il materiale in maniera da ottenere una fibra tessile sintetica molto calda e versatile con cui realizzare indumenti di ogni tipo.
2. Imbottiture
Attraverso la plastica riciclata è possibile realizzare imbottiture per giacche e cappotti.
In questo modo, non solo si potrà riusare la plastica in maniera efficace, ma verrà combattuta anche l’uccisione degli animali per realizzare capi di abbigliamento, aiutando l’ambiente a 360 gradi.
3. Componenti per veicoli
Pezzi di scooter, auto e altri mezzi possono essere tranquillamente realizzati sfruttando la plastica riciclata.
4. Cassette per frutta e ortaggi
Le comuni cassette usate dai fruttivendoli, vengono realizzate quasi tutte con plastica riciclata. A loro volta vengono gettate nell’apposito bidone così da poter essere riciclate e riutilizzate innumerevoli volte.
5. Polistirolo
Si tratta di un materiale estremamente versatile derivante anche dalla plastica riciclata. Il polistirolo lo ritroviamo in numerosi campi: si usa per realizzare vaschette per alimenti, componenti per imballaggi e pannelli isolanti per uso edilizio.
6. Shopper
Con la plastica riciclata è possibile ricavare anche buste per fare la spesa. Si tratta di borse molto resistenti che possono essere riutilizzate più volte per fare la spesa o trasportare oggetti di vario tipo.
7. Secchi e pattumiere
Grazie al riciclo della plastica si possono ottenere nuovi contenitori come cestini per la spazzatura da interni, resistenti secchi per vernici e tanto altro.
8. Gioielli
Molti accessori di bigiotteria utilizzano la plastica riciclata per particolari e altri dettagli, dal quale possono nascere pezzi davvero unici a testimonianza che tutto ciò che non serve più non deve per forza finire nell’immondizia.
Ogni giorno, inconsapevolmente, tendiamo a sprecare risorse che ci offre la nostra Terra e tutto ciò che viene prodotto attraverso queste. L’uso continuo e abituale, ci fa scordare che non tutte possono essere rinnovate ed una volta terminate non sarà più possibile tornare indietro.
La riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte è la scelta primaria nella gestione dei rifiuti. Usare una quantità minore di materiali per un prodotto equivale a ridurre l’estrazione e la lavorazione di materie prime e, contemporaneamente, la necessità di smaltimento.
Perciò dovremmo iniziare ad orientarci verso un consumo più attento e riducendo gli sprechi, che faccia bene a noi e al pianeta.
Le quattro macro categorie a cui dobbiamo prestare la maggiore attenzione sono: acqua, cibo, energia elettrica e plastica.
Di seguito ci focalizzeremo sulla categoria PLASTICA: perché non basta riutilizzarla e riciclarla correttamente, è assolutamente necessario ridurne lo spreco: pensa ai prodotti monouso che vengono subito buttati via oppure agli eccessivi imballaggi.
Il problema dell’inquinamento da plastica
Sai quanto tempo impiega una comune bottiglia di plastica per degradarsi?
All’incirca 450 anni, mentre un sacchetto ne impiega circa 30 con il conseguente rilascio di sostanze inquinanti e dannose per l’ambiente e per tutti gli esseri viventi.
La plastica iniziò a diventare un elemento presente in tutti i settori della società, a partire dai primi del 900’ con graduale aumento fino ai giorni nostri ed è uno dei materiali più presenti nella nostra vita quotidiana.
Tanto utile quanto nociva, rappresenta l’espressione più evidente delle problematiche climatiche relative alla sfera dei consumi. Attualmente, nonostante questo materiale sia la seconda maggiore fonte di emissioni di gas serra, la sua produzione non cessa e anzi continua ad aumentare.
Ma con le giuste azioni e piccoli accorgimenti possiamo fare molto per salvare il pianeta e convincere gli altri ad operare allo stesso modo. Ma vediamo più in dettaglio.
La plastica biodegradabile: una soluzione
Il ricorso alla plastica biodegradabile rappresenta una soluzione. Con il termine bioplastiche ci si riferisce alla plastica di origine rinnovabile, che può essere biodegradabile e/o compostabile. Più del 90% di tutta la plastica mai prodotta, non è mai stata riciclata.
I sistemi di riciclo non sono in grado di far fronte alla crescente massa di rifiuti che vengono prodotti, perciò è più facile che la plastica finisca in discarica, bruciata o dispersa nell’ambiente che riciclata.
L’ostacolo più grande è acquisire consapevolezza degli oggetti in plastica che acquistiamo e utilizziamo ogni giorno.
Consigli su come sostituire la plastica monouso
Minimizza l’acquisto di prodotti con imballaggi eccessivi
Usa contenitori per cibo ecologici come ad esempio barattoli di vetro
Invece che comprare le salse inizia a produrle in casa
.…e all’esterno
Fai uso della tua tazza o borraccia per bere tè/caffè in ufficio o a scuola
Porta sempre con te una borsa riutilizzabile, utile per i tuoi acquisti
Utilizza cannucce riutilizzabili, in bamboo, acciaio o biodegradabili
Il progresso è meglio della perfezione
È facile sentirsi scoraggiati o pensare che non si stia facendo abbastanza quando vediamo come sono ridotti alcuni angoli delle nostre città ma quando si tratta di sostenibilità ogni piccolo passo fa la differenza. Bisogna continuare a fare del nostro meglio perché gli ambienti “imperfetti” sono i benvenuti.
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