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Differenza tra Riuso, Riciclo e Riduzione

DEFINIZIONI: RE-RE-RE

Riuso: la possibilità di poter utilizzare i prodotti che non sono ancora diventati scarti o rifiuti.
Riciclo: recupero di materiale con fine di trasformarlo in un composto per essere, eventualmente, utilizzato
Riduzione: l’azione di ridurre per riportare una cosa a una determinata condizione
Queste tre parole hanno significati diversi, ma hanno uno scopo comune: RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE.


Se noi ricicliamo potremmo da dei materiali crearne altri da poter riutilizzare, riducendo anche la produzione.
Ad esempio, se si riciclano bottiglie di plastica, queste potranno essere distrutte e lavorate in modo da crearne altre da poter riusare per ridurre la produzione di plastica e inquinare sempre di meno l’ambiente, come ad esempio il mare.

Le tre R:

  1. Vari esempi sul Riusare un oggetto
    esempio: Riutilizzare barattoli vuoti per poi creare vasetti dove mettere le piantine, sughi o marmellate; Riutilizzare un bancale per poi creare un poggiapiedi, un divanetto da giardino, una scatola per la legna, un piccolo scaffale.
  2. Vari esempi sul Ridurre un oggetto
    esempio: comprare meno oggetti di plastica come ad esempio deodoranti spray quindi usare deodoranti naturali “ALLUME DI ROCCA”; Ridurre l’utilizzo dell’energia utilizzando per esempio gli elettrodomestici in determinati orari; Ridurre l’utilizzo dell’acqua chiudendola quando ci laviamo le mani, ci facciamo la doccia e ci laviamo i denti.
  3. Vari esempi sul Riciclare un oggetto
    esempio: Riciclare facendo la raccolta differenziata quindi selezionando i vari oggetti nell’apposito cassonetto; Riciclare un vestito che non si usa più rivendendolo in siti appositi per farlo usare a persone più bisognose.
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Ti serve davvero? Quello da sapere sul fast fashion

Iniziamo con il termine consumismo:
“Fenomeno economico-sociale, tipico dei paesi a reddito elevato ma presente anche nei paesi in via di sviluppo, consistente nell’aumento dei consumi per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni di imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione..”

Questo fenomeno è ciò che porta avanti le vendite e l’arricchimento di ogni industria multinazionale; sono sempre più le persone che sostituiscono prodotti nuovi e funzionanti con beni di ultimo modello solo per stare al passo con le mode.

Quali sono le cause maggiori di questo nuovo fenomeno?

In primo luogo si può parlare della necessità di sentirsi accettati dalla società in cui viviamo oggi, che non ci permette di soddisfare il nostro desiderio di affermarci. L’esasperazione dei consumi provoca veri e propri sprechi sociali ed ha, inoltre, delle sfaccettature negative sull’ambiente, primo fra tutti, l’inquinamento. Infatti lo spreco sistematico crea montagne di rifiuti non degradabili che inquinano l’ambiente e i prodotti usa e getta o la produzione di beni destinati ad avere un ciclo di vita breve di certo non garantiscono un utilizzo efficiente e funzionale delle risorse, è quindi inevitabile un aumento di emissioni inquinanti e del consumo esagerato di risorse.

Le vere vittime del consumismo non sono solo gli adulti ma soprattutto i bambini che ricevono messaggi da spot pubblicitari in televisione o dai social media attraverso gli smartphone, per quanto riguarda invece la fascia adolescenziale avviene molto frequente che i giovani siano influenzati del fast fashion, ovvero, una moda veloce. Questo tipo di produzione presenta diversi aspetti negativi: produce quantità eccessive di rifiuti e inquinamento, sfrutta i lavoratori e riduce la qualità del suolo, del cibo e dell’acqua del nostro Pianeta. Inoltre, i capi risentono fortemente del prezzo così basso, finendo per essere creati con tessuti scadenti.

Tuttavia, ciò viene fatto a scapito delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Infatti, la maggior parte dei vestiti è progettata in Bangladesh o in Pakistan, là dove la manodopera è più economica. Le aziende di fast fashion, come Shein, offrono una vasta gamma di prodotti di tendenza a prezzo bassissimo e spingono i consumatori ad acquistare sempre di più.

Secondo il marchio, vengono lanciati 500 nuovi articoli di abbigliamento al giorno e la spiegazione data sul sito, evidenzia il testamento di un prodotto con una tiratura di soli 50-100 pezzi e, se si vede che la tendenza prende piede, la produzione inizia ad essere di massa.

Tuttavia dietro il prezzo conveniente si creano numerosi problemi riguardanti la produzione, la qualità dei prodotti, le condizioni di lavoro e l’impatto ambientale: infatti solo nel 2015, l’industria dell’abbigliamento, ha infatti creato 92 milioni di tonnellate di acque reflue (contaminate) portando all’inquinamento delle nostre fonti idriche e del suolo.

I danni causati dalla fast fashion sono davvero tanti, ma per fortuna sembra che in tutto il mondo qualcosa si stia muovendo e sempre più aziende stanno prestando attenzione all’impatto della fast fashion sul nostro pianeta.

Un esempio evidente è stato testimoniato anche da uno dei peggiori disastri nella storia del fast fashion: il crollo del Rana Plaza nell’aprile del 2013 che ha messo in luce le condizioni disumane del settore tessile operativo dietro a marchi come Pull and Bear, Zara o Benetton. Per invertire queste tendenze è importante adottare uno stile di vita che rispetti le tre R ovvero (RE-RE-RE) ridurre, riusare, riciclare.

Ecco alcune linee guida da seguire:
Acquista vintage (vinted, depop, armadio verde, micolet)
Comprare da brand italiani
Informati prima di acquistare!
Acquista in negozio
Riduci il tuo guardaroba (vendi quello che non usi più)
Evita tessuti sintetici

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Non buttare, inizia a riusare!

In Italia si conta che nell’ultimo decennio siano state prodotte circa 1.500.000 tonnellate di rifiuti tessili. Equivalgono in media a 50 capi a persona.

Con l’approvazione del pacchetto rifiuti europeo, tutti gli Stati Europei dovranno rendere obbligatoria, a partire dal 2025, la raccolta differenziata dei vecchi indumenti usati. Questo sta già accadendo in Italia per esempio con associazioni come l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e la CONAU (Associazione Nazionale Abiti e Accessori Usati), che sono responsabili della gestione dei rifiuti tessili attraverso gli appositi cassonetti, al fine di minimizzare gli sprechi e garantire il corretto smaltimento dei capi.

Lo stile di vita da adottare è quindi quello di produrre meno rifiuti e aumentare la raccolta differenziata dei capi d’abbigliamento.
Grazie alla raccolta e quindi al riciclo dei rifiuti tessili si dà a questi vestiti una nuova vita.

In Emilia Romagna, per esempio, il progetto “Recooper” (promosso per la raccolta e lo smistamento dei vecchi vestiti usati nelle province di Modena, Bologna e Ferrara) dona gran parte dei capi raccolti a piccoli villaggi africani, come in Camerun, mentre il resto viene riciclato oppure smistato appunto tra le province.

Cosa possiamo fare noi a Rimini?
Anche Rimini e la sua provincia fanno tanto per ridurre gli sprechi tessili.
D’estate o d’inverno infatti a Rimini si tengono ogni anno centinaia di mercatini, i cui consueti orari e giorni sono ormai diventati noti a tutti. Uno dei più grandi nella regione dell’Emilia Romagna è quello che si tiene rispettivamente il mercoledì e sabato mattina, nel quadrante Est del centro storico, che è diventato un vero e proprio centro commerciale. Particolarmente frequentati nei mesi estivi, da giugno a settembre sono i mercatini che animano il lungomare di Rimini. Ogni sera, a cadenza settimanale, gli stand sgargianti si spostano da una zona a un’altra percorrendo tutto il lungomare.

Il tipo di merce che prevale in questi mercatini è il vestiario. La città di Rimini, come la sua provincia, infatti, promuove il riutilizzo dei capi di abbigliamento usati attraverso l’autorizzazione della messa a punto di mercatini, che non solo sono attrazioni per i turisti, ma anche delle modalità di riciclo.

Esistono poi altri modi attraverso i quali si possono ridurre i rifiuti tessili, uno tra i quali è il donare alla Caritas, l’organo pastorale della diocesi di Rimini, che fa dei vestiti ricevuti una vera e propria risorsa per i  missionari nei paesi poveri. Anche il  Campo Lavoro Missionario a Riccione,  ha lo scopo di finanziare alcuni progetti missionari nei paesi poveri attraverso la vendita di materiali di scarto.

Ultimo ma non per importanza, è diventata sempre più diffusa la modalità di vendita attraverso delle applicazioni, che permettono a venditori e clienti di svolgere la transazione comodamente da casa, un esempio potrebbe essere l’app di Vinted.

Vinted è un’applicazione che ha fatto riscoprire a molte persone quanto possa essere bella la moda di seconda mano. E’ un giro di affari che sta crescendo sempre più, che ha portato molte persone a rivalutare il valore dei capi usati e molte altre sono riuscite  a ridurre lo spreco di vestiti!

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RACCOLTA differenziata e COMPOSTAGGIO

Le 5 “R” rappresentano i passi da seguire per ridurre i rifiuti domestici. Nello specifico la prima “R”, Ridurre, si riferisce alla prevenzione dei rifiuti, la seconda, Riuso, a consumare in modo responsabile e sostenibile e le ultime tre, Riciclo, Raccolta e Rot, riguardano lo smaltimento dei rifiuti.

Abbiamo già parlato precedentemente di Ridurre, Riuso e Riciclo.
In questo articolo andremo ad approfondire le altre due R che chiudono il cerchio della gestione dei rifiuti.

Raccolta differenziata

Raccogliere è un’altra R fondamentale che serve per avere uno stile di vita sano ed ecologico. La raccolta differenziata è la migliore alternativa allo smaltimento dei rifiuti. Per smaltire e riciclare correttamente i rifiuti, è necessario che siano mantenuti divisi a seconda del tipo di materiale di cui sono costituiti. (per esempio carta, plastica, vetro, umido etc…). L’obiettivo a cui dobbiamo tendere è quello di giungere alla netta separazione tra rifiuto secco e rifiuto umido.

Separare il più possibile è importantissimo, perché permette di limitare la crescita delle enormi discariche e recuperare le materie prime di cui sono composte.
Ma la cosa più importante rimane quella di produrre meno rifiuti possibile. Se non si effettua la differenziata e si creano discariche a cielo aperto, il problema riguarderà tutti.
Ogni cittadino, infatti, con coscienza, è tenuto a porre un limite allo spreco delle risorse e all’inquinamento.

I vantaggi per l’ambiente

Il risparmio che si ricava è elettrico, idrico e nelle materie prime. Ogni volta che la spazzatura non viene riciclata, finisce nelle discariche o negli inceneritori, danneggiando gravemente l’ambiente. Fare la raccolta differenziata quindi aiuta l’industria e fa risparmiare energia, perché permette di recuperare materie prime in modo economico. Il principale vantaggio risiede nella maggiore sostenibilità economica di un prodotto riciclato rispetto ad uno ottenuto processando materie prime.

Grosso pericolo per la nostra salute

Rifiuti per stradaNe risentono, infatti, anche terra ed acqua con inevitabili ripercussioni sugli alimenti che vengono messi quotidianamente sulle nostre tavole, gran parte dei quali a rischio contaminazione. Anche se, purtroppo, in Italia si continua a produrre una quantità di rifiuti eccessiva rispetto a moltissimi altri Paesi Europei. Ci sono anche degli aspetti positivi in tutto questo. Città, come i comuni di Treviso, Pordenone e Belluno che possono vantare il titolo di amministrazioni “rifiuti free”.

Questi esempi dimostrano che adeguarsi è possibile: e questo diventa un dovere morale, ancor prima che civico perché la raccolta differenziata è un dovere! E anche un diritto.

Compost in cassetta

ROT: compostaggio dell’umido

Rot si traduce letteralmente con compostare o “ridurre in compost il resto”. Per alcuni sarà possibile fare compostaggio in casa o in giardino utilizzando una compostiera domestica, per altri la raccolta differenziata dell’umido organizzata dal proprio comune sarà la soluzione migliore. L’importante è che gli scarti di cibo non finiscano nell’indifferenziata e in discarica.
La parte dei rifiuti non riciclabile e/o non riutilizzabile, invece, può essere trasformata in energia termica e/o elettrica negli impianti di termovalorizzazione, sempre in alternativa all’uso della discarica.

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L’importanza del RICICLO, consigli da seguire

Riciclaggio come stile di vita

La gestione corretta dei rifiuti è un tema ad oggi sempre più sentito, poiché si è appreso che gestire in maniera consapevole il rifiuto può portare grandi benefici in termini di ecosostenibilità. La salvaguardia del nostro pianeta è infatti un tema molto attuale, che ci accomuna.

Il riciclaggio di rifiuti si inserisce quindi in un contesto contemporaneo dove il recupero dei materiali, che prima erano di solo scarto, diventa un’operazione sempre più comune in tutto il mondo, per fare in modo di dar vita a nuovi prodotti che, fino a qualche anno fa, neanche si potevano immaginare.

Ma come è possibile realizzare questo concetto di riciclo dei rifiuti?
Se seguirete questi 10 consigli sarà molto più semplice e divertente riciclare.

1. Iniziare a riciclare nel nostro piccolo, cercando di “auto-obbligarci” a rispettare le regole del riciclo dei rifiuti.

2. Imparare a separare correttamente i rifiuti
Riciclare non è semplice, occorre sempre informarsi bene su dove ogni rifiuto debba essere gettato. Possiamo farlo leggendo sui cassonetti presenti in strada o direttamente sull’etichetta delle confezioni.

3. Lavare sempre i rifiuti prima di differenziare
E’ importante rimuovere eventuali residui di cibo e altri materiali dai contenitori vuoti prima di gettarli negli appositi bidoni. Ciò serve per evitare il formarsi di insetti o animaletti che rimarrebbero in casa fino a quando la spazzatura non verrà smaltita.

4. Rifiuti speciali
I rifiuti speciali sono quei rifiuti  che a differenza di quelli urbani sono provenienti da operazioni di edilizia, ristrutturazione o rifacimento del giardino.

5. Gestione dei rifiuti in casaraccolta-differenziata
Per poter garantire una giusta gestione dei rifiuti è necessario differenziare i bidoni in casa. Meglio acquistare bidoni con colori diversi, così sarà più semplice fare la raccolta.

6. Cerca di stimolare i tuoi amici e conoscenti a riciclare
Dobbiamo cercare tutti di spiegare alle persone quanto sia importante salvaguardare l’ambiente in modo tale che tutti si possano adoperare in casa con la raccolta differenziata.

7. Acquista prodotti riciclati
Non basta solo riciclare le materie prime per salvare il pianeta,
occorre quindi cercare di acquistare prodotti già riciclati in modo da evitare il consumo di altre materie prime.

8. Riduci il volume della tua spazzatura
Anche se svolgiamo una buona raccolta differenziata, l’idea di base è quella di limitare i rifiuti allo stretto indispensabile e, se si crea spazzatura, differenziarla. In sostanza ,dobbiamo quindi cercare di acquistare prodotti che contengono meno involucro possibile, prediligendo così oggetti incartati in maniera semplice e con materiali riciclati e riciclabili.

9. Ricicla nel tuo ambiente di lavoro
Molto spesso accade che in ufficio si crei un unico contenitore con tutta la spazzatura prodotta. A seconda di quale sia il tuo lavoro, cerca di stimolare la raccolta differenziata anche li. Ad esempio, potresti mettere un cestino sotto alla tua scrivania che possa catturare tutta la carta; in aggiunta, potrai disporne uno per la plastica, mentre se ti capita di mangiare in ufficio, uno per l’umido.

10. Cercare uno stile di vita senza plastica
Lo stile di vita che decidi di adottare sarà fondamentale per la tutela del nostro pianeta. Molti lidi in località balneari hanno già adottato questo stile, molti locali e supermercati offrono tutto quello che occorre per evitare l’uso della plastica.

Insomma, sii il cambiamento che vorresti essere.

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Il RIUSO ci rende creativi

Cosa significa “riutilizzare”

Da non confondere con il “riciclo”, riusare significa ripristinare la funzione di quell’oggetto per evitare che diventi immondizia. Si riutilizza un bene che non è ancora diventato un rifiuto.

mangiatoia-per-uccelli

Ad esempio una bottiglia di plastica può essere utilizzata come piccola mangiatoia per gli uccellini da appendere al ramo di un albero, trasformarlo in un oggetto decorativo oppure un portapenne per la scrivania e tante altre idee che possono nascere dalla vostra creatività.

Prima di gettare qualcosa ci si può fermare a riflettere su un altro suo possibile impiego, in questo modo si attribuirà un maggior valore alle risorse naturali ed economiche, che sono state investite per ottenerlo.

Per quale motivo il riutilizzo è fondamentale?

plastica-spiaggiaIn generale il riutilizzo affronta gli stessi problemi della riduzione dei rifiuti: in Europa produciamo una quantità eccessiva di rifiuti, in particolare di plastica.

I vantaggi sono veramente tanti e importanti per noi e per il pianeta. In sintesi si può ottenere un risparmio di risorse naturali e di materie prime, un notevole risparmio energetico e minor inquinamento ambientale.

Date vita alla vostra creatività

Ecco alcuni esempi di riuso da cui poter prende spunto:

1. Tessuti
Il materiale utilizzato per felpe, coperte, magliette e tanti altri capi ossia il pile deriva dalla plastica riciclata, principalmente proprio dalle comuni bottiglie in plastica che troviamo nelle nostre case.
Si lavora il materiale in maniera da ottenere una fibra tessile sintetica molto calda e versatile con cui realizzare indumenti di ogni tipo.

2. Imbottiture 
Attraverso la plastica riciclata è possibile realizzare imbottiture per giacche e cappotti.
In questo modo, non solo si potrà riusare la plastica in maniera efficace, ma verrà combattuta anche l’uccisione degli animali per realizzare capi di abbigliamento, aiutando l’ambiente a 360 gradi.

3.  Componenti per veicoli
Pezzi di scooter, auto e altri mezzi possono essere tranquillamente realizzati sfruttando la plastica riciclata.

4.  Cassette per frutta e ortaggi
Le comuni cassette usate dai fruttivendoli, vengono realizzate quasi tutte con plastica riciclata. A loro volta vengono gettate nell’apposito bidone così da poter essere riciclate e riutilizzate innumerevoli volte.

5. Polistirolo
Si tratta di un materiale estremamente versatile derivante anche dalla plastica riciclata. Il polistirolo lo ritroviamo in numerosi campi: si usa per realizzare vaschette per alimenti, componenti per imballaggi e pannelli isolanti per uso edilizio.

6. Shopper
Con la plastica riciclata è possibile ricavare anche buste per fare la spesa. Si tratta di borse molto resistenti che possono essere riutilizzate più volte per fare la spesa o trasportare oggetti di vario tipo.

7. Secchi e pattumiere
Grazie al riciclo della plastica si possono ottenere nuovi contenitori come cestini per la spazzatura da interni, resistenti secchi per vernici e tanto altro.

8. Gioielli
Molti accessori di bigiotteria utilizzano la plastica riciclata per particolari e altri dettagli, dal quale possono nascere pezzi davvero unici a testimonianza che tutto ciò che non serve più non deve per forza finire nell’immondizia.

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RIDURRE i rifiuti, una necessità per tutti

Un enorme spreco di risorse

Ogni giorno, inconsapevolmente, tendiamo a sprecare risorse che ci offre la nostra Terra e tutto ciò che viene prodotto attraverso queste. L’uso continuo e abituale, ci fa scordare che non tutte possono essere rinnovate ed una volta terminate non sarà più possibile tornare indietro.

La riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte è la scelta primaria nella gestione dei rifiuti. Usare una quantità minore di materiali per un prodotto equivale a ridurre l’estrazione e la lavorazione di materie prime e, contemporaneamente, la necessità di smaltimento.

Perciò dovremmo iniziare ad orientarci verso un consumo più attento e riducendo gli sprechi, che faccia bene a noi e al pianeta.

Le quattro macro categorie a cui dobbiamo prestare la maggiore attenzione sono: acqua, cibo, energia elettrica e plastica.
Di seguito ci focalizzeremo sulla categoria PLASTICA: perché non basta riutilizzarla e riciclarla correttamente, è assolutamente necessario ridurne lo spreco: pensa ai prodotti monouso che vengono subito buttati via oppure agli eccessivi imballaggi.

Il problema dell’inquinamento da plastica

Sai quanto tempo impiega una comune bottiglia di plastica per degradarsi?
All’incirca 450 anni, mentre un sacchetto ne impiega circa 30 con il conseguente rilascio di sostanze inquinanti e dannose per l’ambiente e per tutti gli esseri viventi.
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La plastica iniziò a diventare un elemento presente in tutti i settori della società, a partire dai primi del 900con graduale aumento fino ai giorni nostri ed è uno dei materiali più presenti nella nostra vita quotidiana.

Tanto utile quanto nociva, rappresenta l’espressione più evidente delle problematiche climatiche relative alla sfera dei consumi. Attualmente, nonostante questo materiale sia la seconda maggiore fonte di emissioni di gas serra, la sua produzione non cessa e anzi continua ad aumentare.

Ma con le giuste azioni e piccoli accorgimenti possiamo fare molto per salvare il pianeta e convincere gli altri ad operare allo stesso modo. Ma vediamo più in dettaglio.

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La plastica biodegradabile: una soluzione

Il ricorso alla plastica biodegradabile rappresenta una soluzione. Con il termine bioplastiche ci si riferisce alla plastica di origine rinnovabile, che può essere biodegradabile e/o compostabile. Più del 90% di tutta la plastica mai prodotta, non è mai stata riciclata.

I sistemi di riciclo non sono in grado di far fronte alla crescente massa di rifiuti che vengono prodotti, perciò è più facile che la plastica finisca in discarica, bruciata o dispersa nell’ambiente che riciclata.
L’ostacolo più grande è acquisire consapevolezza degli oggetti in plastica che acquistiamo e utilizziamo ogni giorno.

Consigli su come sostituire la plastica monouso

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  • Minimizza l’acquisto di prodotti con imballaggi eccessivi
  • Usa contenitori per cibo ecologici come ad esempio barattoli di vetro
  • Invece che comprare le salse inizia a produrle in casa

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.…e all’esterno

  • Fai uso della tua tazza o borraccia per bere tè/caffè in ufficio o a scuola
  • Porta sempre con te una borsa riutilizzabile, utile per i tuoi acquisti
  • Utilizza cannucce riutilizzabili, in bamboo, acciaio o biodegradabili

Il progresso è meglio della perfezione

È facile sentirsi scoraggiati o pensare che non si stia facendo abbastanza quando vediamo come sono ridotti alcuni angoli delle nostre città ma quando si tratta di sostenibilità ogni piccolo passo fa la differenza. Bisogna continuare a fare del nostro meglio perché gli ambienti “imperfetti” sono i benvenuti.

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Non tutti sanno che mangiamo microplastiche!

I rifiuti dispersi nell’ ambiente da molti uomini, arrivano in mare e si decompongono in frammenti
per effetto della luce solare e del moto ondoso. Queste microplastiche, essendo molto piccole,
vengono scambiate per plancton dai pesci e poi ingerite da essi, così finiscono nei nostri piatti.

Ma cosa sono le microplastiche? E quante sono?

Le microplastiche sono frammenti di materie plastiche, inferiori ai 5 millimetri, in sospensione nei
mari e negli oceani oltre che depositate sui fondali.
Queste particelle sono divise in primarie e secondarie. Le primarie sono quelle direttamente
rilasciate nell'ambiente sotto forma di piccoli frammenti (derivanti dalle materie prime come pellet
e polveri di plastica utilizzate nella produzione di materiali plastici), quelle provenienti dal lavaggio
dei capi sintetici (35%), dall’ abrasione degli pneumatici durante la guida (28%) e quelle aggiunte
intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo (2%).

Le microplastiche secondarie, invece, sono prodotte dalla degradazione degli oggetti di plastica più
grandi e rappresentano il 68-81% delle microplastiche presenti nell’ oceano.

I numeri sono sconcertanti, ma quello che, ancora di più, lascia senza parole sono gli studi fatti su
queste microplastiche. è stati rilevato che esse siamo ancora più dannose della plastica perché sono
molto più piccole, quasi invisibili ad occhio nudo e più difficili da raccogliere. Inoltre, secondo la
Ellen Macarthur Foundation, se l'immissione di queste sostanze continuerà ai ritmi attuali, il peso
delle microplastiche supererà quello della fauna ittica entro il 2050.

Che cos’è una Startup?

Il termine di derivazione anglosassone significa partire, mettersi in moto e comunemente viene utilizzato per indicare un’azienda di piccole/medie
dimensioni che investe in un mercato improntato sull’utilizzo delle nuove tecnologie.
La fondazione di questo archetipo si sviluppa su reti informatiche come internet e i social per evolversi e trovare, tramite una sperimentazione, il prototipo di business e strategia ottimale.
Questo progresso è sviluppato per la maggior parte da grandi investitori che credono nel progetto industriale e finanziario dell’azienda.

Esistono veramente le Startup?

Un esempio di azienda Start Up è BioCellection che sviluppa tecnologie avanzate per trasformare la plastica non riciclabile in . prodotti di qualità che si possono
riutilizzare. Focalizzandosi sul 91% della plastica che inquina i nostri oceani e che occupa gran parte dello spazio sulla terra, stanno aumentando delle nuove opportunità di riciclo impiegando nuove tecnologie e capacità di recupero/riuso.

Il nostro mondo è abitato “anche dalla plastica” oltre che dall’uomo e per mantenere questo pianeta pulito e incontaminato dobbiamo usare i rifiuti in modo sostenibile, facendo si che non inquinino più di quanto lo stiano già facendo. Riflettendo, immaginiamo un futuro in cui tutte le plastiche che utilizziamo vengano poi riciclate per tutto il tempo di vita che noi percorreremo quindi in un periodo indeterminato. Per raggiungere l’ obiettivo quest’azienda si preoccupa di brevettare nuove tecnologie allo scopo di trasformare i prodotti di qualità sostenibile. Miranda Wang, cofondatrice di BioCellection, si sta preoccupando riguardo questo fenomeno e afferma che la loro missione è indirizzare soprattutto la popolazione più giovane al riciclaggio della plastica, sviluppando processi nuovi e sostenibili che trattano i rifiuti di plastica difficili da riciclare. A questo proposito collaborano anche altre associazioni che sostengono questo progetto.

Il loro obiettivo?

Con questo programma cercano di sensibilizzare le persone. Per ora 30 kg di plastica è stata riciclata e più di 10.000 di sacchetti di plastica raccolti dagli
oceani e dalle discariche sono stati poi riutilizzati. Ciò che spinge questa organizzazione al riciclo è l’impatto negativo che l’inquinamento sta avendo sul pianeta, perciò cercano di mettere in salvo la Terra per le generazioni future. Stanno lavorando duramente per trasformare questi progetti in realtà e renderli utilizzabili in tutto il mondo. Sono convinti che questo danno ambientale possa risolversi ma solo l’aiuto e la collaborazione di gente con volontà, desiderio e intenzione di cambiare, potranno risanare il Nostro Pianeta.

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Ecco cosa nasconde il mare: un problema di dimensioni oceaniche

Che cos’è il Pacific Trash Vortex?

Il Pacific Trash Vortex è una corrente che trattiene i rifiuti, tra cui plastica, vetro, legno, gomma, resina e altro ancora, e crea delle vere e proprie isole. La prima è stata scoperta nel 1997 dal velista Charles Moore.

Dove si trova?

La massa di spazzatura è situata nella zona dell’Oceano Pacifico che si estende tra California e Arcipelago Hawaiano, per l’esattezza tra il 135° e il 155° parallelo Nord.

Di quanti rifiuti si tratta?

Al momento non si hanno stime precise, le dimensioni oscillano tra i 700 mila kmq e i 20 milioni. La marina degli stati uniti stima 100 milioni di tonnellate di rifiuti di cui circa 3 milioni di plastica.

Cosa l’ha generato?

Spesso la colpa dell’inquinamento oceanico ricade sui container che trasportano merci.

Come vediamo nel grafico però, è evidente che la maggior parte dei rifiuti proviene dalla terra ferma. 

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Da dove proviene la plastica in mare?

Il grafico precedente ci ha illustrato che l’80% dei rifiuti proviene dalla terra ferma. Ma quanto contribuiscono i singoli continenti?

Al primo posto, i fiumi dell’Asia trasportano in mare l’86% della spazzatura totale, mentre gli altri continenti raggiungo assieme il rimanente 14%.

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Ma i rifiuti in mare si decompongono? Se si, tra quanto?

Come già accennato in precedenza, i rifiuti nel mare sono di diversi materiali e di conseguenza i tempi di degradazione sono svariati. Variano da 2 settimane per la carta igienica ai 600 anni per la rete da pesca. Ma come ogni formula, c’è un’eccezione; il vetro nel mare non si

decomporrà mai!

Come altri molti rifiuti che non avranno tempo per decomporsi e verranno ingeriti da altri esseri animali.

Cosa è successo al nostro mare?

Ogni anno questa “zuppamortale cresce di 80.000 km² e di conseguenza comporta il costante aumento della morte della fauna marina. Grazie allo scienziato francese Water Week si è potuta affermare la stima di 1,5 milioni di animali morti a causa della plastica.

Tale morte deriva dall’attrazione da parte dell’ecosistema marino, ingannato dalla presenza della plastica, piattaforma perfetta per la crescita delle alghe, che funge da ripetitore di ultrasuoni emanati dal medesimo per l’intercettazione le prede. Gli animali, inconsapevolmente, si nutriranno di questo materiale che ne comporterà la morte. Tali elementi essendo sintetici comportano il blocco intestinale dell’organismo essendo quest’ultimo impossibilitato a digerire.

Alcuni esiti dell’utilizzo della plastica mal gestita 

Questo tipo di inquinamento marino purtroppo sì è verificato con situazioni estreme come il ritrovamento di una balena morta spiaggiata in Indonesia che conteneva nello stomaco circa 6 Kg di plastica di ogni tipo tra cui bottiglie, sacchetti, tazze e ciabatte.

Il continente asiatico è uno dei più grandi consumatori di plastica al mondo e ogni anno il bilancio di morte delle specie marine cresce sempre di più.

Come salvare gli animali?

Secondo uno studio fatto dal World Economic Forum, un’organizzazione con sede in Svizzera che affronta temi urgenti come la salute e l’ambiente, tra trentacinque anni i nostri mari potrebbero essere maggiormente popolati da plastica che da pesci. Lo scopo di tale campagna mira a sensibilizzare l’uomo a sostituire gli oggetti in plastica con materiali biodegradabili come le borse in tessuto, essere più prudente nello smaltimento dei rifiuti e restringere l’utilizzo di prodotti usa e getta. In Italia vengono ritirati all’incirca 2,1 milioni di tonnellate di plastica ma il riciclo di quest’ultimi è di solo 540 mila tonnellate. Molte aziende hanno preso questo problema trasformandolo in un obiettivo da raggiungere come per esempio Adrias Online, web agency di Rimini che ha sostituito completamente i bicchieri del caffè in plastica con recipienti di cartoncino.

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