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Non tutti sanno che mangiamo microplastiche!

I rifiuti dispersi nell’ ambiente da molti uomini, arrivano in mare e si decompongono in frammenti
per effetto della luce solare e del moto ondoso. Queste microplastiche, essendo molto piccole,
vengono scambiate per plancton dai pesci e poi ingerite da essi, così finiscono nei nostri piatti.

Ma cosa sono le microplastiche? E quante sono?

Le microplastiche sono frammenti di materie plastiche, inferiori ai 5 millimetri, in sospensione nei
mari e negli oceani oltre che depositate sui fondali.
Queste particelle sono divise in primarie e secondarie. Le primarie sono quelle direttamente
rilasciate nell'ambiente sotto forma di piccoli frammenti (derivanti dalle materie prime come pellet
e polveri di plastica utilizzate nella produzione di materiali plastici), quelle provenienti dal lavaggio
dei capi sintetici (35%), dall’ abrasione degli pneumatici durante la guida (28%) e quelle aggiunte
intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo (2%).

Le microplastiche secondarie, invece, sono prodotte dalla degradazione degli oggetti di plastica più
grandi e rappresentano il 68-81% delle microplastiche presenti nell’ oceano.

I numeri sono sconcertanti, ma quello che, ancora di più, lascia senza parole sono gli studi fatti su
queste microplastiche. è stati rilevato che esse siamo ancora più dannose della plastica perché sono
molto più piccole, quasi invisibili ad occhio nudo e più difficili da raccogliere. Inoltre, secondo la
Ellen Macarthur Foundation, se l'immissione di queste sostanze continuerà ai ritmi attuali, il peso
delle microplastiche supererà quello della fauna ittica entro il 2050.

Che cos’è una Startup?

Il termine di derivazione anglosassone significa partire, mettersi in moto e comunemente viene utilizzato per indicare un’azienda di piccole/medie
dimensioni che investe in un mercato improntato sull’utilizzo delle nuove tecnologie.
La fondazione di questo archetipo si sviluppa su reti informatiche come internet e i social per evolversi e trovare, tramite una sperimentazione, il prototipo di business e strategia ottimale.
Questo progresso è sviluppato per la maggior parte da grandi investitori che credono nel progetto industriale e finanziario dell’azienda.

Esistono veramente le Startup?

Un esempio di azienda Start Up è BioCellection che sviluppa tecnologie avanzate per trasformare la plastica non riciclabile in . prodotti di qualità che si possono
riutilizzare. Focalizzandosi sul 91% della plastica che inquina i nostri oceani e che occupa gran parte dello spazio sulla terra, stanno aumentando delle nuove opportunità di riciclo impiegando nuove tecnologie e capacità di recupero/riuso.

Il nostro mondo è abitato “anche dalla plastica” oltre che dall’uomo e per mantenere questo pianeta pulito e incontaminato dobbiamo usare i rifiuti in modo sostenibile, facendo si che non inquinino più di quanto lo stiano già facendo. Riflettendo, immaginiamo un futuro in cui tutte le plastiche che utilizziamo vengano poi riciclate per tutto il tempo di vita che noi percorreremo quindi in un periodo indeterminato. Per raggiungere l’ obiettivo quest’azienda si preoccupa di brevettare nuove tecnologie allo scopo di trasformare i prodotti di qualità sostenibile. Miranda Wang, cofondatrice di BioCellection, si sta preoccupando riguardo questo fenomeno e afferma che la loro missione è indirizzare soprattutto la popolazione più giovane al riciclaggio della plastica, sviluppando processi nuovi e sostenibili che trattano i rifiuti di plastica difficili da riciclare. A questo proposito collaborano anche altre associazioni che sostengono questo progetto.

Il loro obiettivo?

Con questo programma cercano di sensibilizzare le persone. Per ora 30 kg di plastica è stata riciclata e più di 10.000 di sacchetti di plastica raccolti dagli
oceani e dalle discariche sono stati poi riutilizzati. Ciò che spinge questa organizzazione al riciclo è l’impatto negativo che l’inquinamento sta avendo sul pianeta, perciò cercano di mettere in salvo la Terra per le generazioni future. Stanno lavorando duramente per trasformare questi progetti in realtà e renderli utilizzabili in tutto il mondo. Sono convinti che questo danno ambientale possa risolversi ma solo l’aiuto e la collaborazione di gente con volontà, desiderio e intenzione di cambiare, potranno risanare il Nostro Pianeta.

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Ecco cosa nasconde il mare: un problema di dimensioni oceaniche

Che cos’è il Pacific Trash Vortex?

Il Pacific Trash Vortex è una corrente che trattiene i rifiuti, tra cui plastica, vetro, legno, gomma, resina e altro ancora, e crea delle vere e proprie isole. La prima è stata scoperta nel 1997 dal velista Charles Moore.

Dove si trova?

La massa di spazzatura è situata nella zona dell’Oceano Pacifico che si estende tra California e Arcipelago Hawaiano, per l’esattezza tra il 135° e il 155° parallelo Nord.

Di quanti rifiuti si tratta?

Al momento non si hanno stime precise, le dimensioni oscillano tra i 700 mila kmq e i 20 milioni. La marina degli stati uniti stima 100 milioni di tonnellate di rifiuti di cui circa 3 milioni di plastica.

Cosa l’ha generato?

Spesso la colpa dell’inquinamento oceanico ricade sui container che trasportano merci.

Come vediamo nel grafico però, è evidente che la maggior parte dei rifiuti proviene dalla terra ferma. 

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Da dove proviene la plastica in mare?

Il grafico precedente ci ha illustrato che l’80% dei rifiuti proviene dalla terra ferma. Ma quanto contribuiscono i singoli continenti?

Al primo posto, i fiumi dell’Asia trasportano in mare l’86% della spazzatura totale, mentre gli altri continenti raggiungo assieme il rimanente 14%.

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Ma i rifiuti in mare si decompongono? Se si, tra quanto?

Come già accennato in precedenza, i rifiuti nel mare sono di diversi materiali e di conseguenza i tempi di degradazione sono svariati. Variano da 2 settimane per la carta igienica ai 600 anni per la rete da pesca. Ma come ogni formula, c’è un’eccezione; il vetro nel mare non si

decomporrà mai!

Come altri molti rifiuti che non avranno tempo per decomporsi e verranno ingeriti da altri esseri animali.

Cosa è successo al nostro mare?

Ogni anno questa “zuppamortale cresce di 80.000 km² e di conseguenza comporta il costante aumento della morte della fauna marina. Grazie allo scienziato francese Water Week si è potuta affermare la stima di 1,5 milioni di animali morti a causa della plastica.

Tale morte deriva dall’attrazione da parte dell’ecosistema marino, ingannato dalla presenza della plastica, piattaforma perfetta per la crescita delle alghe, che funge da ripetitore di ultrasuoni emanati dal medesimo per l’intercettazione le prede. Gli animali, inconsapevolmente, si nutriranno di questo materiale che ne comporterà la morte. Tali elementi essendo sintetici comportano il blocco intestinale dell’organismo essendo quest’ultimo impossibilitato a digerire.

Alcuni esiti dell’utilizzo della plastica mal gestita 

Questo tipo di inquinamento marino purtroppo sì è verificato con situazioni estreme come il ritrovamento di una balena morta spiaggiata in Indonesia che conteneva nello stomaco circa 6 Kg di plastica di ogni tipo tra cui bottiglie, sacchetti, tazze e ciabatte.

Il continente asiatico è uno dei più grandi consumatori di plastica al mondo e ogni anno il bilancio di morte delle specie marine cresce sempre di più.

Come salvare gli animali?

Secondo uno studio fatto dal World Economic Forum, un’organizzazione con sede in Svizzera che affronta temi urgenti come la salute e l’ambiente, tra trentacinque anni i nostri mari potrebbero essere maggiormente popolati da plastica che da pesci. Lo scopo di tale campagna mira a sensibilizzare l’uomo a sostituire gli oggetti in plastica con materiali biodegradabili come le borse in tessuto, essere più prudente nello smaltimento dei rifiuti e restringere l’utilizzo di prodotti usa e getta. In Italia vengono ritirati all’incirca 2,1 milioni di tonnellate di plastica ma il riciclo di quest’ultimi è di solo 540 mila tonnellate. Molte aziende hanno preso questo problema trasformandolo in un obiettivo da raggiungere come per esempio Adrias Online, web agency di Rimini che ha sostituito completamente i bicchieri del caffè in plastica con recipienti di cartoncino.

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